di Eduardo Parente
Molti sono gli interessi finanziari che gravitano intorno al nucleare e molte banche non non si fanno certo da parte nel partecipare al ricco banchetto che offre questa energia alternativa molto costosa, non solo in termini di moneta sonante, ma anche in termini di rischi per l'ambiente. Il problema e' che poi i rischi per l'ambiente passano in secondo piano quando si tratta di fare, quello che in gergo si chiama, "un buon affare".
Ci si potrebbe rivolgere ad altre fonti alternative come l'eolico, ad esempio, ma in quel caso le holding criminali potrebbero lanciare un'OPA di fronte alla quale molti non sarebbero in grado di poter rifiutare. Il nucleare invece rappresenta un business, un privilegio che al momento sembra essere a totale benficio dei colossi bancari nazionali ed internazionali, anche se il crimine potrebbe arrivarci tranquillamente grazie all'immensa fonte di danaro liquido di cui dispone.
Tempo fa Greenpeace, in collaborazione con la coalizione Banktrack, ha condotto una ricerca atta a sollevare la questione. La ricerca e' stata effettuata in relazione al periodo che va tra il 2000 ed il 2009, ed e' stata realizzata da Profundo, una societa' indipendente con sede in Olanda. Di norma gli istituti finanziari non rendono pubblici i dati economici di progetti specifici, ne' quelli riguardanti il nucleare ne' di altro tipo, per questo la verifica e' cominciata dalle transazioni delle imprese nucleari. E' stata fatta una selezione a campione di 80 aziende operanti nel settore nucleare in sei continenti; le imprese selezionate operano nel nucleare a vari livelli: attivita' di estrazione dell'uranio, produzione di combustibile,costruzione dei reattori e gestione dei rifiuti radioattivi. Sono state poi analizzate le relazioni annuali di queste aziende con gli istituti di credito e si e' visto che i passaggi economici legati ai progetti nucleari comprendono abbondantemente quasi tutti gli strumenti finanziari disponibili sul mercato bancario, come: emissione di obbligazioni ed azioni, acquisto di obbligazioni e quote azionarie,progetti di finanziamento, crediti "revolving" ecc..
Le verifiche interessano solo una parte del disegno economico globale volto ad investire nel nucleare , per questo e' possibile che altre operazioni non siano state vagliate, e che le cifre offerte dalle banche siano maggiori. I risultati della ricerca sono i seguenti:
867 sono le singole operazioni individuate
124 sono le banche commerciali
175 miliardi di euro rappresenta il valore complessivo dei finanziamenti erogati da queste banche nel periodo che va dal 2000 al 2009.
Inoltre, dai dati emersi, sembra che il finanziamento di singoli progetti sia decisamente minore ( una incidenza pari a circa l' 1% sul totale complessivo degli strumenti finanziari utilizzati) rispetto ad altre formule finanziarie utili a tal fine, rappresentate da obbligazioni e prestiti "corporate". Nel caso di questi ultimi il capitale offerto dalle banche e' piu' a rischio per cui solitamente si sceglie, in maniera complementare, la collocazione di obbligazioni che permette agli istituti di credito eroganti di tutelarsi da rischi eventuali, diventando quasi dei mediatori, il che non li assolve dall'essere parte integrante, anche se in veste di promotori, della movimentazione di ingenti somme di denaro strumentali allo sviluppo dell'industria nucleare.
La classifica delle banche attive sull'industria nucleare e' la seguente:
BNP Paribas, gruppo francese ma presente in Italia attraverso la Banca Nazionale del Lavoro, e' al primo posto. Seguono: Barclays (UK), Citi (US), Société Générale (Francia), Crédit Agricole/Calyon (Francia), Royal Bank of Scotland (Regno Unito), Deutsche Bank (Germania), HSBC (UK / Hong Kong), JP Morgan (Stati Uniti) e Bank of China. Tra le banche italiane, oltre alla BNL, sono presenti anche Unicredit e Intesa San Paolo che occupano rispettivamente la 23ma e la 28ma posizione. Su di un totale finanziamenti a progetti nucleari, stimato in 175 miliardi di euro, queste banche hanno sostenuto l'industria nucleare con circa 92 miliardi di euro.
Il fatto che la politica sia legata a doppio filo al mondo finanziario - soprattutto a quello bancario - non fa che aumentare le perplessita' di gran parte della popolazione italiana nei confronti della politica italiana ed in particolare del governo in carica - notoriamente a favore del nucleare - che si e' trovato del tutto impreparato a fronteggiare quella che e' stata un'onda d'urto micidiale, che se a Fukushima (Giappone) ha provocato migliaia di vittime e contaminato irrimediabilmente l'ambiente circostante per un raggio di molte centinaia di chilometri, in Europa e nel mondo ha pervaso gli animi di milioni di persone, sensibilizzando anche gli indecisi a diffidare di una alternativa energetica oggettivamente instabile, soprattutto quando molte strutture gia' esistenti in Europa e nel mondo non sono accuratamente e sistematicamente controllate e messe in totale sicurezza. Una vera e propria corrente anti-nuclearista globale come, probabilmente, non si era mai vista nel corso della storia dell'umanita'. Ora non ci rimane che il Referendum.
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