venerdì 3 giugno 2011

Mappa delle centrali nucleari a meno di 200 km dai confini italiani. Il nostro destino oltre il referendum


Il pericolo nucleare in Italia oltre il referendum





di Eduardo Parente
Il nucleare fa paura. Molti sognano, in un futuro non lontano, l'eliminazione globale di questa alternativa energetica che, da sempre, nonostante le evoluzioni tecnologiche in termini di dispositivi di sicurezza, sono la causa di danni ambientali di proporzioni epiche. L'ultima tragedia è accaduta in Giappone nemmeno due mesi fa.
Qualche nuclearista convinto può ribattere a questa tesi affermando che l'evento climatico di forza maggiore è stata l'unica causa della tragedia del Giappone. E' vero in parte; per Chernobyl non è stato così.
Il nostro pianeta, se qualcuno ancora non se ne è accorto, sta attraversando un momento epocale di grandi cambiamenti geofisici. Molti sono già in atto, con processi quasi impercettibili ma evidenti ed ufficialmente riconosciuti dalla scienza, almeno da quella non politicizzata. Il disastro di Fukushima dimostra empiricamente questa tesi, ed il fatto che i reattori danneggiati dal maremoto siano stati solo oggetto di un danno collaterale, avvalora una realtà tragica che non può più essere presa sotto gamba: le centrali nucleari, la loro teconologia, seppur avanzata, non corre alla stessa velocità delle inesorabili evoluzioni climatiche che mordono tenacemente il nostro pianeta. Per cui è ora di guardare oltre.

Le centrali nucleari vicine all'italia

La premessa sopra esposta era necessaria per introdurre uno scenario allarmante che sussiste a nemmeno 90 miglia dai confini a nord dell'Italia. In realtà il problema del nucleare in Italia esiste già da molti decenni, con decine di reattori attivi e non sempre ben funzionanti. Il fatto che si trovano a poche miglia dai confini di casa nostra non vuol dire che siamo immuni da eventuali disastri. Certo è che non possiamo obbligare altri stati contigui al nostro ad abbandonare il nucleare, ma chi ha in mano i microfoni della nazione, combattendo contro il nucleare, deve pretendere che le centrali a noi vicine vengano monitorate costantemente e messe in totale sicurezza, nel caso che non lo fossero. E non tutte lo sono.

La centrale nucleare di Tricastin, in Francia, sita a soli 160 km nord-ovest dal nostro confine, nel 2008 è già stata al centro di polemiche a causa di un incidente che ha causato l'inquinamento di alcuni corsi d'acqua nella zona di Avignone. L'obsolescenza dei reattori provoca, ovviamente, difetti che se investissero, in maniera irreversibile, i complessi circuiti di raffreddamento del cuore del reattore, potrebbe verificarsi la fusione del nocciolo con le conseguenze che tutti conosciamo. Oltre al caso Tricastin altre 34 centrali nucleari francesi sono state al centro di polemiche a causa di difetti strutturali che nel tempo hanno provocato incidenti isolati, ma volutamente nascosti all'opinione pubblica di mezzo mondo.

Il problema in Italia, dunque, va oltre il referendum sul nucleare, poiché un semplice confine invisibile non ci proteggerà da eventuali disastri causati da una realtà nucleare inquietante a poche miglia dai nostri confini. Se la nube tossicha di Fukushima ha raggiunto l'Europa in pochissimi giorni, cosa potrebbe succedere se un reattore francese, malandato, andasse distrutto?

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