sabato 4 giugno 2011

Patrick Moore, "l'ambientalista ragionevole" confessa i motivi della sua rottura con Greenpeace




di Eduardo Parente




“L’idea che la natura sia buona e l’uomo cattivo è davvero stupida. Se davvero pensassimo che la natura sarebbe meglio senza l’uomo allora tanto varrebbe suicidarsi”.

Una dichiarazione davvero in controtendenza rispetto al sentimento comune che avvolge la maggior parte delle persone, e che esprime l'esatto contrario. In realtà a queste sono parole di Patrick Moore il fondatore prima, e poi il direttore di Greenpeace international. A metà degli anni ottanta Moore ha lasciato clamorosamente l'organizzazione ambientalista per dedicarsi, subito dopo la rottura con Greenpeace, ad un nuovo progetto che porta il nome "Greenspirit", da lui stesso creato e che si occupa di informazione e consulenza sui temi ambientali. 

"L'ambientalista ragionevole" - cosi cita il titolo della sua autobiografia edizione Dalai - lascia Greenpeace affermando che è più utile affrontare i temi ambientali in modo "ragionevole" che fare del semplice attivismo fine a se stesso esattamente come fa Greenpeace da oramai molti anni.

 “Si è trasformata in una associazione antiscientifica, antitecnologica, antiglobalizzazione e anticapitalista. In una parola Greenpeace è diventata antiumana” - spiega Moore - “C’è sempre stata anche una componente anarchica e radicale – continua– ma era minoritaria, e comunque non ci voleva certo un dottorato per rendersi conto dei pericoli dell’uso delle armi nucleari e della corsa al riarmo. La questione ecologica è venuta successivamente, quando ci mettemmo in testa di salvare le balene dalla caccia spietata che facevano soprattutto sovietici e giapponesi: anche qui non ci voleva certo una laurea per rendersi conto che evitare l’estinzione delle balene era una cosa buona. Una parte dei pacifisti e antinuclearisti più convinti rimase sconcertata per la scelta, eppure fu proprio grazie a un incidente con le baleniere sovietiche che Greenpeace divenne famosa in tutto il mondo e vide moltiplicarsi in pochissimo tempo associazioni nazionali e fondi a disposizione. Nel giugno 1975 intercettammo delle baleniere sovietiche a non più di 30 chilometri dalle coste della California e riuscimmo a filmare il momento in cui un arpione veniva lanciato sfiorando le nostre teste per andare a colpire sul dorso una femmina di capodoglio. Quelle immagini fecero rapidamente il giro del mondo e diedero una enorme notorietà a Greenpeace; inoltre per la maggior parte degli americani fu uno choc scoprire che i sovietici cacciavano regolarmente balene a pochi chilometri dalle loro coste. Ad ogni modo la crescita tumultuosa di Greenpeace International negli anni successivi ha spinto sempre più l’associazione su posizioni radicali e irrazionali, antiumane”.

In sostanza Moore non sopporta quel tipo di attivismo ambientale che per ragioni assolutamente infondate e per superstizione non contempla fonti scientifiche che a volte, invece, potrebbero dare le giuste risposte a chi effettivamente cerca una verità legata alla logica e non solo ad un certo tipo di ideali preconfezionati. Il rischio- secondo lui- è quello di piombare in una sorta di oscurantismo intellettuale che metterebbe a serio rischio addirittura l'intera umanità. 

 L'attacco ai verdi non finisce qui e l'ambientalista moderato continua affermando che "sono proprio loro il più grosso ostacolo alla riduzione dei combustibili fossili poichè si oppongono irragionevolmente a qualunque alternativa: dal nucleare alle pompe geotermiche fino alle vere fonti rinnovabili, legno e acqua che insieme costituiscono il 90% delle rinnovabili. Le fonti rinnovabili migliori sono infatti quelle che è possibile immagazzinare, che possono essere disponibili a richiesta. L’idroelettrico per esempio è fondamentale, ma i verdi non vogliono far costruire le dighe. E’ un’assurdità, dicono che rovina l’ecosistema ma è vero il contrario: si creano dei laghi artificiali che diventano un paradiso di biodiversità oltre a rispondere ai bisogni dell’uomo. Prendiamo il caso della Diga delle Tre Gole in Cina, la più grossa centrale idroelettrica costruita: gli ecologisti hanno creato ostacoli di ogni tipo per impedirne la costruzione. Oggi c’è un bel lago e produce tanta energia pari a quella per cui sarebbero necessarie 40 centrali a carbone. Inoltre prima, per le alluvioni morivano ogni anno migliaia di persone, ora non più. Si fa bene all’uomo e si fa bene all’ambiente, questa è la realtà”.

"Quanto al sole ed al vento Non è possibile immagazzinarli, e sono terribilmente costosi rispetto alle altre fonti. Per questo, chi sostiene che l’alternativa siano eolico e fotovoltaico in realtà sta spingendo per l’uso dei combustibili fossili”.











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